Si tratta di un articolo che, nella quaresima del 2000, non è stato accettato da “La vita cattolica” per la rubrica che pre Toni settimanalmente curava. Il testo integrale lo potrete leggere cliccando qui.
Per quanti non hanno la possibilità di capire il friulano trascriviamo alcune frasi in italiano:
“La prima domenica di Quaresima di questo anno giubilare il papa ha voluto chiamarla giornata del perdono per le colpe della chiesa in questi 2000 anni di vita (...) La lista delle cose da ripensare e di cui pentirsi è lunga. Pensiamo al mondo della riforma protestante, pensiamo alle lacerazioni ecclesiologiche con la chiesa orientale (...). Pensiamo alla tragedia dell'antisemitismo. Accanto alle vittime conosciute rimane la schiera innumerevole delle vittime anonime della prepotenza clericale.
Un grande limite di questa iniziativa penitenziale sta nel fatto che il papa domanda perdono per i tanti figli della chiesa che hanno sfigurato il suo volto. (...) qui si tratta di riconoscere i peccati della chiesa come struttura (...)
Un altro limite di questo “mea culpa” é che si chiede perdono di colpe lontane, per le quali non si può fare più nulla. (...) il vero pentimento sta nel cercare le cause profonde e nell' adoperarsi perché non succedano di nuovo. Se non si ricercano le cause (...) si continuerà a fare vittime.
Il fatto che queste non vengano bruciate ma solo emarginate (...) non assolve il sistema. (...)
Il grande peccato della chiesa é di aver dato protezione ai potenti, ma così facendo ha perso la protezione di Dio e la benedizione degli ultimi.
Pre Antoni Beline - Quaresime 2000
“La prima domenica di Quaresima di questo anno giubilare il papa ha voluto chiamarla giornata del perdono per le colpe della chiesa in questi 2000 anni di vita (...) La lista delle cose da ripensare e di cui pentirsi è lunga. Pensiamo al mondo della riforma protestante, pensiamo alle lacerazioni ecclesiologiche con la chiesa orientale (...). Pensiamo alla tragedia dell'antisemitismo. Accanto alle vittime conosciute rimane la schiera innumerevole delle vittime anonime della prepotenza clericale.
Un grande limite di questa iniziativa penitenziale sta nel fatto che il papa domanda perdono per i tanti figli della chiesa che hanno sfigurato il suo volto. (...) qui si tratta di riconoscere i peccati della chiesa come struttura (...)
Un altro limite di questo “mea culpa” é che si chiede perdono di colpe lontane, per le quali non si può fare più nulla. (...) il vero pentimento sta nel cercare le cause profonde e nell' adoperarsi perché non succedano di nuovo. Se non si ricercano le cause (...) si continuerà a fare vittime.
Il fatto che queste non vengano bruciate ma solo emarginate (...) non assolve il sistema. (...)
Il grande peccato della chiesa é di aver dato protezione ai potenti, ma così facendo ha perso la protezione di Dio e la benedizione degli ultimi.
Pre Antoni Beline - Quaresime 2000
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