venerdì 18 luglio 2008

DAL PROFONDO

DAL PROFONDO (di Gianni Bellinetti)


E' per me un grande onore essere qui al Centro Balducci ,ormai diventato uno dei più importanti promotori di cultura della nostra regione

e lo è ancor di più perchè mi offre l'occasione di parlare della straordinaria esperienza umana e culturale che è stata per me la conoscenza, l'amicizia con pre Toni e la traduzione in italiano del suo De profundis... esperienza che purtroppo si è chiusa drammaticamente per la morte improvvisa di don Bellina...

Il giorno 23 di Aprile scorso è stato il primo l'anniversario della inaspettata e prematura scomparsa di don Antonio Bellina ed io sono ancora pervaso da una ricorrente malinconia, dalla percezione di qualcosa che mi manca, al pensiero di non poter più fare il suo numero e sentire il suo “mandi Gianni”.

Purtroppo la morte ( di cui tante volte ha trattato nei suoi scritti) non guarda in faccia nessuno. Proprio nel “ De profundis” Bellina scriveva - è un'eterna illusione credere che siamo noi a tirare i fili del teatrino del mondo-.

Specialmente in queste occasioni una irrefrenabile tristezza mi prende ancora ripensando a quanto è successo e ricordando la grande manifestazione di cordoglio di tutta la sua gente nel giorno del suo funerale.

E soprattutto ripenso a come sono andate le cose che mi hanno visto coinvolto e testimone dei suoi ultimi giorni.

E non riesco a sottrarmi al bisogno di raccontare, come sempre quando scompare una persona cara, gli ultimi momenti passati insieme.

E' stato due giorni prima della sua morte, che siamo andati con l'amico Enzo Maiolini a trovarlo. Era un incontro già fissato. Volevamo sincerarci del suo stato di salute dopo il suo recente ricovero all'ospedale. Nella mia telefonata di conferma gli comunicavo un po' dispiaciuto che il libro non era ancora pronto. Invece il destino ha voluto che il giorno stesso mi fosse consegnato il nuovo “ De profundis”.

Non voglio dire o pretendere che ci tenesse in particolare, ma era sicuramente curioso di vedere come era venuto il lavoro, e dopo averlo sfogliato ebbe solo parole di elogio per la veste grafica, per la copertina.

Hai tenuto duro e ce l'hai fatta”, mi disse poi lapidariamente.


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