domenica 27 aprile 2008

PRE TONI BELINE: LA MIA VITA

Ho avuto la grazia di vivere tutte le stagioni della vita, senza saltarne alcuna o desiderare di cambiarne l’ordine. Avendo così goduto la giovinezza, non mi pesa per nulla la vecchiaia, sebbene sia carica di dolori e di croci: sono il colore dei suoi fiori! Ho avuto amici e pseudo amici. I primi li ho cercati e mi hanno consolato; i secondi sono arrivati senza che li cercassi e li ho sopportati. Attraverso la mia porta ed attraverso la porta della vita ho visto transitare tante persone che mi hanno spezzato il cuore. Incline per natura a vivere da solo, ho cercato sempre di vivere in pace, prima che con il mondo, con me stesso. Ciò mi ha permesso di godere anche nella compagnia. Non le ho indovinate tutte, così come non le ho sbagliate tutte. Ho avuto la fortuna di imparare anche dagli sbagli e dalle esperienze negative. Molte volte mi son trovato senza soldi e salute, ma Dio mi ha ricompensato con la speranza. Un regalo per i poveri che è negato ai ricchi.
(La fatica di esser prete. pag. 157)

mercoledì 23 aprile 2008

TU SEIS LÂT

Te ne sei andato senza avvisare nessuno, missione compiuta! troppo grande ormai la fatica di essere prete, col male che incalzava che non dava tregua, che prosciugava ogni tua energia e tu imperterrito a dire le messe, a cantare le messe, a spargere incenso e offrire parole sagge umili, friulane come sempre.
C'ero anch'io alla tua ultima Pasqua... entrasti dal fondo della chiesa accompagnato dai tuoi chierichetti, col turibolo in mano, intonando i canti di sempre e la chiesa piena della tua gente . Io ero lì sui primi banchi, avevo portato Annalisa che amava tanto i tuoi modi di far “religione”. Alla fine ci salutammo affettuosamente come sempre...
Qualche giorno e poi quella corsa ultima nella notte... che la morte ci trovi vivi dicevi.
Così te ne sei andato, ma dove - lamentava mia figlia per la morte di una sua giovane amica portata via dal solito maledetto male? - In quale luogo questo spirito troverà la pace, il riposo eterno come si si dice, in quale stella lontana miliardi di anni luce, spaventosa questa immensità dell'universo, pensando che a uno spirito basta un non luogo...? Religiosamente, cristianamente si dice in cielo, ed io non so dove immaginarlo questo cielo... Eppure noi desideriamo con tutte le nostre forze che le persone che abbiamo amato, non spariscano: ci affanniamo a credere, abbiamo assoluto bisogno di credere che ci siano ancora vicini, che continuino a vederci, che ci proteggano, che veglino su di noi .
Questo vale anche per te, caro pre Toni, è bello, comunque, credere che tu ci assista da lassù.
(Gianni Bellinetti)

domenica 20 aprile 2008

"PRE TONI, GRAZIE DI QUESTA VIOLA"


Un mattino ci siamo alzati e abbiamo scoperto che in un un vaso sul davanzale era fiorita una viola che non avevamo seminato. Ogni volta che la ammiravamo pensavamo a pre Toni e oggi, che ricorre l'anniversario della sua morte, ci piace mostrarvela anche a voi.


Ho incominciato a scrivere nell’ottobre del 1973, proprio per caso. Ho sempre avuto passione di scrivere, come ho sempre avuto difficoltà con la matematica. La fisica e chimica poi non so neanche che roba siano. Fin dalle elementari mi piaceva svolgere i temi di italiano. Alle superiori, al liceo classico, mi piacevano la letteratura, le materie umanistiche, il latino e il greco. Ricordo che in quinta elementare, quindi più di cinquanta anni fa, abbiamo fatto un tema sulla viola. Mi riuscì così bene che il maestro mi ha accompagnato in tutte le aule per leggere il mio componimento. Me lo fece declamare nelle classi come fosse una poesia e io mi vergognavo da morire ed arrossivo. Mi sembrava di peccare contro la viola, che è un fiorellino piccolo, piccolo, e bisogna abbassarsi, essere piccoli per scoprirlo. Mi pareva di umiliare il mio fiore preferito perché tutti mi lodavano ed ero diventato famoso nella scuola soltanto per aver cercato di descrivere la sua esile bellezza e la sua fragile esistenza. Mi è piaciuto sempre scrivere, perché lo scrivere è un manifestare se stessi; è una forma alta di comunicazione. (La fatica di esser prete pag.28)

sabato 19 aprile 2008

TI CONFESSI LA MÊ INCOERENCE

Sicuramenti la figure di chest preidi, massime tai ultims agns di vite, a reste problematiche encje parcè che, se a presente une vore di pregjos e di cualitâts come ch’i vin jodût parsôre, a manten e a pant plui di cualchi debolece, che dutcâs a no sminuis il peis globâl da personalitât di pre Toni. Une di chestes deboleces, seconti me, a è stade la so ostinade rivalitât cu la gjerarchie gleseastiche che, pur meretant dispes series critiches encje da bande dal scrivent, a conserve simpri il pregio di iessi l’uniche istituzion umane (e quindi cetant falibil) che à savût, ben o mâl, tignî dongje la Gleisie Catoliche in periodos cetant neris e dificî (la vessino i Luterans o i Ortodos!): se pre Toni al ves valutât miôr encje chest aspiet, forsit al vores vût plui misericordie par papes e vescui e mancul sigurece pas sôs opinions. Un ate forme di debolece a è stade la sô posizion di pacifist unilaterâl e di stenuo opositôr di dutes la declarazions uficiâls da Gleisie Catoliche in ambit etic (abort, eutanasie, muart) sessuâl ( matrimonis gay, copies di fat, uteros in afit, pirule dal dì dopo, maris-nones) morâl ( vuere, adozions, embrions, clonazion) come se la Gleisie , usance pre Toni, a no ves di impaçâsi encje dal om real di vuei ma a ves nome di restâ sierade in canoniche o in sacristie a dî rosaris e novenes, cence fâ sintî la sô vous autorevul (ma no autoritarie), massime in dì di vuei cun dut ce ch’and è pal mont e pal Italie, dulà che la nove religjion nichiliste a dete ogni dì su ducj i mass media l’agjende socio-politiche. Lassâ cjacarâ ducj su dut, ma stropâ la bocje a Gleisie (e al pape) che encje culturalmenti a nol temi confronts cun nissun e al à ce insegnâ a tancj di lôr. A è restade nome la Gleisie a scombati pal om: se a no foss dulà saressino bielzà rivâts? Un’ate debolece di pre Toni jò la cjati tal so mût di ricuardâ il so seminari cun chel libri che par me (e jal ai det e scrit plui voltes tai agns passâts) al è nome une impietose autopsie di un cadavar riesumât a passe 30 agns da muart, là che une autopsie a si à di fâle simpri cun cetante pietât sedinò a devente “vilipendio di cadavere”. E po: une autopsie a covente par capî las causes platades di une muart repentine o par indagâ a fin di ben une muart incomprensibil o ben par prontâ eventualmenti alc di rimedi pai vîs. Fâ une autopsie dopo 30 agns da muart a ce covente? A po coventâ al judiç, tratantsi di un delit; ma intun câs di muart naturâl (come chê dal seminari) a si po dî nome che al è un at culturalmenti inutil e praticamenti superfluo. Massime se in cheste ricognizion tardive a si esaltin nome i aspiets umans negatifs cence nomenâ mai chei, pous o trops, positifs. (dal Bollettino parrocchiale di Paluzza, Pasqua 2008)

O pretint une glesie perfete cuant che jo o soi l'imperfezion personificade (pre Toni)

domenica 13 aprile 2008

TENIAMO IL FUOCO ACCESO

“Fare la predica ad un giovane nel momento sbagliato, spesso è tempo perso, quando non reagisce malamente. Nemmeno ti ascolta, perché, magari, ha la musica nelle orecchie e i soldi in tasca ed è servito in tutto. Chi gliela fa fare? Abbi pazienza ed aspetta che gli passi, che giunga il momento in cui è più disposto ad ascoltarti perchè ha meno distrazioni e banalità. Tu intanto cosa devi fare? Come facevano le nostre mamme e nonne. Tenere il fuoco acceso e la stanza illuminata, un clima che riscaldi il corpo ed il cuore. Verrà il momento che ritornerà e ti ascolterà. Ma se non trova nemmeno una brace nel focolare o una candela accesa e qualcuno che lo aspetta vegliando,pregando, piangendo, non ritorna vicino.” (Pre Toni Belina – “Lafatica di essere prete” pag. 50)

“Cjalâ i zovins cun simpatie. Talsens di patî cun lôr lis lôr problematichis e lis lôr frustrasions.Cirî di capiju ancje cuant che al è pôc ce capî o no si capissin nancjelôr. Tai predis si sint masse discors gjenerics, par solit di condane.Plui che un at di amôr, si sint sotvie une invidie pe lôr indipendenceo une rabie pal nestri faliment. Se no podìn o no savìn judaju,lassìnju almancul stâ.” (Pre Toni Benina – “Par une glesie incjarnade”pag. 200)

domenica 6 aprile 2008

LA CONGIURA DEL SILENZIO

~ Bloccata la versione italiana del libro „La fabriche dai predis“ ~ così titola il Messaggero Veneto di sabato 5/04/2008 riferendo l` intenzione dell` editore Santarossa, titolare della casa editrice Biblioteca dell` Immagine, di pubblicare la traduzione italiana dell` opera censurata di pre Toni Beline. A tale progetto sembra si oppongano gli eredi mentre la Curia ribadisce che il veto posto nel 2000 perdura ancora.
Non riusciamo a capire come si possa giustificare questa “perseveranza” nel mantenere sotto silenzio un libro che vede i principali protagonisti, compresa l` imponente struttura del seminario, ormai scomparsi. Ancora più incomprensibile se si pensa che certi libri di pre Toni, ben più contundenti, circolino ancora senza suscitare né scandalo, né censura.
Forse perché tardivamente qualcuno ha imparato che il tacerne e l` ignorarli è più efficace di qualsiasi azione repressiva.

“O sai che se un al ûl spiticâsi, soredut partint dai tratâtz de teologie e des definizions dal magisteri, al po` cjatâ in ogni rie e in ogni per aule un rimpin par picjâmi, soredut chel che al è signûr in te sô fede. Ma se al è signûr, no puedial jessi ancje tolerant, savint che la fede e jè un don di Diu e no un merit so?” Pre Toni (Il timp des domandis p. 75)